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Sei domande sull’Italia – ciclo cinematografico a cura di Giulio Sangiorgio

Sei domande sull’Italia

Dopo il successo dello scorso anno, nella prima metà del 2025 vengono proposti al nostro pubblico alcuni film che hanno contribuito alla storia del cinema italiano. Lo spettatore viene guidato in questo viaggio cinematografico grazie alla selezione di film effettuata da Giulio Sangiorgio, giornalista e critico cinematografico per la rivista Film TV. Per l’occasione sono state scelte 6 tematiche che riguardano l’Italia e il mondo di oggi: precariato, famiglia, potere, identità, alterità, populismo, cercando di scegliere delle pellicole che fossero rappresentative di un punto di vista diverso, che possano suscitare interrogativi e approfondimenti.

Tutti i film vengono proiettati in italiano con sottotitoli in inglese presso l’Auditorium del nostro Istituto.

 

Ecco il calendario delle proiezioni:

14 gennaio – Precariato: Tutti i santi giorni (2012) di Paolo Virzì

28 gennaio – Famiglia: Per amor vostro (2015) di Giuseppe M. Gaudino

25 febbraio – Potere: Noi credevamo (2010) di Mario Martone

25 marzo – Identità: Calcinculo (2022) di Chiara Bellosi

29 aprile – Alterità: Sette opere di misericordia (2011) di Gianluca De Serio e Massimiliano De Serio

19 maggio – Populismo: Come un gatto in tangenziale (2017) di Riccardo Milani

 

Vi aspettiamo!

 

Per l’occasione Giulio Sangiorgio ha scritto una breve indroduzione al tema, che vi proponiamo qui di seguito:

A cosa pensa il cinema italiano? Come si confronta con la realtà del paese? Come se la immagina e, dunque, come la restituisce agli spettatori? In uno studio che sto portando avanti in maniera indipendente con Dario Dentamaro, Marco Grifò e Leonardo Strano, ci stiamo occupando di provare a rispondere a queste domande partendo da dati precisi. Non da teorie, impressioni, suggestioni: si tratta di uno studio quantitativo (e dunque statistico) su personaggi e temi messi in opera dal cinema italiano del XXI secolo, un prelievo (sul cinema d’autore come sulla commedia popolare) che pone a confronto i numeri e i caratteri relativi al paese-reale con quelli inerenti al popolo rappresentato dal paese-cinema. Come un resoconto ISTAT? Sì, si parva licet. I risultati sono illuminanti, perché mettono in crisi luoghi comuni critici, preconcetti su come il cinema racconta l’Italia, e sono anche in grado di essere una traccia precisa di come la classe creativa pensa il paese, cogliendolo o mancandolo.

 

Così, in questa rassegna pensata per l’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, si è deciso, in un piccolo campione di sei film, di programmare delle opere sorprendenti, in grado di dire dell’Italia, in conformità o nonostante il pensiero comune e generale del cinema italiano. Abbiamo costruito un’agenda di sei temi, e abbiamo scelto quei titoli che fossero prossimi al reale, prima che al pensiero che dell’Italia ha il cinema. Per esempio: sul tema del lavoro ci è sembrato interessante confrontarsi con un’opera (Tutti i santi giorni di Paolo Virzì) che considera il Precariato, uno dei grandi problemi del nostro tempo, laddove il cinema italiano (che, sfatiamo il mito che crede il contrario, di lavoro comunque parla di frequente) è abituato a mettere in scena per la maggior parte lavoratori stabili, dipendenti e a assunti a tempo pieno. Per parlare di Famiglia si è scelto Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino (in Concorso a Venezia 2015), esempio di un film in grado di raccontare un forte protagonismo femminile comunque costretto a relazionarsi a un impianto violento e patriarcale che pare predominante. Alla voce Potere la scelta di un grande film storico (anche e soprattutto con la s minuscola, perché tratta, soprattutto, di uomini che la storia non sono riusciti a farla) come Noi credevamo di Mario Martone (in Concorso a Venezia 2010) consente di cogliere un pensiero forte anche nel presente (come un certo irrequieto sentire populista, insofferente alla classe politica), in un’opera che racconta la nascita dell’Italia. Per il tema Identità si è scelto di programmare Calcinculo di Chiara Bellosi (a Panorama, Berlinale 2022), sia per dar conto di un cinema di registe donne che oggi smette finalmente di essere una rarità (lo era anche solo 10 anni fa: la parità comunque è lontana), sia perché il coming of age è un genere che sta segnando l’industria (anche nella nostra televisione), sia perché Bellosi dà voce, corpo, sguardo a figure che paiono non conformi, ma sono più reali di quelle che il cinema si immagina. L’Alterità è un tema che trattiamo tramite Sette opere di misericordia, miracolosa opera prima dei gemelli De Serio (in Concorso a Locarno 2012), che pone a struggente confronto categorie da un lato un anziano (fascia d’età ampiamente sottorappresentata dal cinema italiano) e dall’altro una rom (categoria invece mal rappresentata dal nostro cinema). Infine, per quanto riguarda la voce Populismo, si è scelta una commedia popolare di grande successo di pubblico, a opera di un autore medio e impegnato come Riccardo Milani, capace di cogliere pienamente lo scollamento della classe politica dal paese reale (Come un gatto in tangenziale).

 

Naturalmente non si tratta di opere selezionate esclusivamente per quello che mettono in scena, per i caratteri o i temi affrontati. Sono film di valore, qualitativo e dunque non solo quantitativo e rappresentativo, capaci di sottolineare gli slanci del nostro cinema dal punto di vista formale e spettacolare, sia nell’ambito dei nuovi sguardi (i De Serio, Bellosi), sia dei grandi autori (Gaudino, Martone), sia delle eccellenze della commedia (Virzì, Milani), e dunque sia in ambito artistico sia prettamente industriale. La rassegna è inoltre un osservatorio non da poco sull’arte attoriale di protagonisti del nostro audiovisivo: in scena vedrete importanti interpreti di ambito non solo cinematografico ma anche televisivo e teatrale: da Luca Marinelli a Paola Cortellesi, da Luigi Lo Cascio al compianto Roberto Herlitzka, dalla cantante Thony alla promessa Andrea Carpenzano. Così che, dopo queste sei visioni, siate voi a poter rispondere alla domanda: «Come sta il cinema italiano?». Noi, che abbiamo strutturato il programma, diremmo «Bene», nonostante i chiari di luna politici ed economici che lo stanno in questo momento affliggendo.

 

Giulio Sangiorgio (Lecco, 1984), giornalista e critico cinematografico, vive e lavora a Milano. È direttore responsabile del settimanale di cinema, televisione, musica e spettacolo Film Tv. È membro del comitato di selezione di Filmmaker Festival di Milano. Fa parte del consiglio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani ed è membro della commissione che assegna l’attestato di Film della critica. È stato curatore delle monografie italiane su Lav Diaz e François Ozon.