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Viaggio nel cinema italiano – “La meglio gioventù”

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Si conclude con la proiezione al Bio Aspen (Hägerstensvägen 100A, 126 49 Hägersten) de La meglio gioventù (2003, Marco Tullio Giordana) il ciclo cinematografico “I film del Mereghetti – Viaggio nel cinema italiano”. Due gli appuntamenti: sabato 18 e domenica 19 maggio, alle ore 19:30. Il film, della durata record di 6 ore, è infatti suddiviso in due atti, rispettivamente incentrati sugli anni Sessanta-Ottanta e Novanta-Duemila. Evento a pagamento. I biglietti sono acquistabili sul sito del cinema.

La curatela del ciclo è di Paolo Mereghetti, il principale critico cinematografico italiano e autore dello storico dizionario dei film pubblicato a partire dal 1993. 

 

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La meglio gioventù (Italia 2003, 366’) Marco Tullio Giordana. Con Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Adriana Asti, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni, Jasmine Trinca, Maya Sansa, Valentina Carnelutti, Andrea Tidona, Lidia Vitale, Claudio Gioè, Camilla Filippi, Paolo Bonanni, Riccardo Scamarcio, Giovanni Scifoni, Michele Melega, Mario Schiano, Therese Vadem, Stefano Abbati, Roberto Accornero, Fabio Camilli, Patrizia Punzo.

Il film è suddiviso in due parti:

Atto I – sabato 18 maggio ore 19:30
Nell’estate del 1966, la partenza per Capo Nord dei due fratelli romani Carati, Nicola (Lo Cascio) e Matteo (Boni), è ritardata dal tentativo di alleviare le sofferenze di Giorgia (Trinca), una giovane schizofrenica sottoposta a elettroshock. L’impossibilità di aiutarla spingerà Matteo a entrare in polizia e Nicola ad approfondire gli insegnamenti dell’antipsichiatria basagliana, che studierà a Torino, dove ha seguito Giulia (Bergamasco), conosciuta durante l’alluvione di Firenze. Mentre Matteo misura la violenza della realtà (e la propria rabbia) prima a Torino e poi a Palermo, Nicola si impegna nel lavoro psichiatrico, ha una figlia, Sara, ma non sa fermare Giulia, che entra in clandestinità con le Brigate Rosse. Intanto il padre (Tidona) dei Carati muore, amorevolmente curato dalla moglie (Asti); la sorella maggiore Giovanna (Vitale) prosegue nella sua carriera da magistrato di prima fila e la minore, Francesca (Carnelurti), sposa il miglior amico di Nicola, Carlo Tommasi (Gifuni), giovane economista impiegato alla Banca d’Italia.

Atto II – domenica 19 maggio ore 19:30
Siamo arrivati agli anni Ottanta: Nicola ritrova Giorgia, internata in un lager manicomiale, e si impegna per farle ritrovare un po’ di equilibrio; Matteo non riesce a tacitare la propria insoddisfazione nemmeno con l’amore che gli dimostra Mirella (Sansa); Giulia, che ha fatto sapere a Carlo che è un obiettivo delle Br, viene catturata per aver voluto vedere la figlia. E il caso farà scoprire a Nicola l’esistenza di Mirella, che dal suo tormentato e fugace rapporto con Matteo ha avuto un figlio, Andrea… Pensato per la televisione (in quattro puntate) ma uscito al cinema dopo il premio vinto a Cannes nella sezione «Un certain regard», questo film ripercorre quasi quarant’anni di vita italiana (si chiude nel 2003, nella casa in Toscana di Carlo, con un ideale passaggio di testimone tra la generazione dei padri e quella dei figli), riuscendo a fondere coinvolgimento melodrammatico e riflessione sociale. La sceneggiatura di Stefano Rulli e Sandro Petraglia (autori di un esperimento televisivo simile ma meno convincente, La vita che verrà, sul dopoguerra e la ricostruzione, diretto da Pasquale Pozzessere) indovina l’idea di affidare a due fratelli in qualche modo speculari il compito di far avanzare l’intreccio: Nicola più «possibilista», Matteo più «in- transigente»; il primo incarnazione degli ideali migliori della «borghesia illuminata» nazionale, il secondo portatore di una rabbia distruttiva e «individualista». Poche le concessioni alla commedia (affidate, nel secondo atto, all’operaio riciclato Vitale [Gioè]), pochi anche i momenti di vera riflessione sulla Storia (quelli più deboli e debitori del senno di poi: la tirata di Vitale contro i volantini massimalisti del Sessantotto, l’autodifesa dell’imputato di Mani Pu-lite); piuttosto una descrizione partecipata ed emotiva alle aspirazioni di una generazione – che spesso la cronaca si è incaricata di ridimensionare: la voglia di ordine come rigore morale di Matteo – ma che riesce, in un finale luminoso e malinconico tra le Eolie e la Toscana, a ribadire una voglia di cambiare non ancora spenta. Un cinema che sa ritrovare il piacere del racconto (non è un caso se si vedono tanti libri e biblioteche), a cui Giordana sa dare una fluidità insolita per un’opera così imponente, utilizzando al meglio l’intensità dei primi piani e sfruttando i momenti di sospensione narrativa offerti dalle scene en plein air. Il titolo riprende quello di una raccolta di poesie friulane di Pier Paolo Pasolini. Prodotto da Angelo Barbagallo; fotografia di Roberto Forza, scenografia di Franco Ceraolo.

 

Paolo Mereghetti (Milano 1949) è giornalista professionista e ha lavorato all’Europeo, a Repubblica, a King e al Corriere della Sera, dove ricopre il ruolo di critico cinematografico. Ha scritto per Ombre rossePositifLinea d’ombraResetCiak e Lo straniero. Ha lavorato alle Mostre del cinema dirette da Lizzani, Rondi e Barbera. È l’autore del Dizionario dei film che porta il suo nome – il Mereghetti – arrivato alla decima edizione. Ha ricevuto i premi Flaiano e De Sica per la critica cinematografica.

  • Organizzato da: Italienska Kulturinstitutet
  • In collaborazione con: Bio Aspen