LANGUAGE IS A VIRUS
The female voice of the Italian art in search of freedom during isolation
mostra open-air su kulturtavlorna curata da Adriana Rispoli
Francesca Grilli
Loredana Longo
Marzia Migliora
Rosy Rox
Marinella Senatore
LANGUAGE IS A VIRUS a cura di Adriana Rispoli è una mostra en plein air commissionata dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma nei giorni dell’emergenza Corona virus. Al blocco delle attività imposto per scongiurare la diffusione del contagio, l’arte risponde proseguendo il suo dialogo ininterrotto con la vita, sperimentando nuovi formati espressivi.
“Il nostro obiettivo è comunicare apertamente con gli abitanti di Stoccolma”, afferma la Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura Maria Sica, “ma anche raggiungere un pubblico nuovo e rinnovare un dialogo tra arte e spazio urbano. Soprattutto, sembra importante dimostrare che in questo momento l’arte non è un mezzo espressivo elitario. Forse, questa crisi può mostrarci nuovi schemi per reinventare le dinamiche tradizionali delle relazioni tra arte e pubblico. Troviamo questo esercizio molto stimolante, poiché si relaziona con una città in cui l’arte nutre gli spazi pubblici da molto tempo”.
Servendosi della tecnica dei manifesti pubblicitari, LANGUAGE IS A VIRUS usa come spazio espositivo le strade di Stoccolma, dove, sebbene non ci siano state restrizioni alla libera circolazione, sono stati chiusi al pubblico i luoghi della cultura quali musei, gallerie, teatri. In questa fase di forzato confinamento, il tessuto urbano si offre come spazio di comunicazione a cinque artiste italiane: Francesca Grilli, Loredana Longo, Marzia Migliora, Rosy Rox e Marinella Senatore.
LANGUAGE IS A VIRUS riprende il titolo dell’omonima canzone di Laurie Anderson, che in questo brano-performance del 1986 fa proprie le parole di William Burroughs: “il virus più pericoloso era il linguaggio”. La mostra vuole dunque sottolineare da un lato il potere liberatorio del linguaggio, sia esso verbale o visivo, e dall’altro la sua capacità potenzialmente sovversiva. Appropriandosi dei poster pubblicitari, la mostra fuoriesce dalle pareti del “white cube“, ovvero dai luoghi d’élite assegnati all’arte, gli spazi museali, e raggiunge lo spazio pubblico, con lo scopo di mantenere viva la relazione necessaria che l’arte ha con lo spettatore e stimolare una riflessione critica sul difficile momento che stiamo vivendo.
Dal 25 maggio al 14 giugno, le kulturtavlorna, ossia i cartelloni pubblicitari della capitale svedese, si trasformano dunque in veri e propri display espositivi, da cui le artiste lanciano messaggi legati alla loro personale ricerca e condizione attuale.
Francesca Grilli rielabora i risultati della performance Sparks, sul ribaltamento del rapporto di potere tra infanzia ed età adulta, attraverso l’apprendimento dell’arte della chiromanzia, realizzata con un gruppo di bambine a Tallin durante la Saal Biennaal. Can you transform the invisible into the visible? – estremamente pertinente al momento – è una delle domande formulate dalle piccole partecipanti durante la preparazione della performance e trova sfondo nell’impronta del palmo della mano di una di loro, simbolica superficie per l’interpretazione del futuro.
The Hope still Lives and the Dream shall never die è la citazione scelta da Loredana Longo, che nel prolifico progetto Carpet getta un ponte tra Est e Ovest, incidendo col fuoco celebri frasi populistiche di leader occidentali su tipici tappeti orientali. Il tappeto, simbolo di una dimensione domestica, diviene supporto per le popolari citazioni ormai appartenenti a una sfera collettiva. L’artista si appropria del potere di coinvolgimento del linguaggio sulle masse facendo proprie, in questo caso, le parole Hope e Dream di Ted Kennedy degli anni ’60, che non molto si distanziano da quelle attualmente pronunciate dai nostri politici.
Denso di riferimenti è Happy Days S.B. di Marzia Migliora, parte della grande installazione Lo spettro di Malthus, la gabbia, attualmente esposta presso Serlachius Museums a Mänttä in Finlandia. La frase Happy Days S.B., citazione dell’omonima opera teatrale di Samuel Beckett, è incisa sulle 4 facciate di un blocco di sale, comunemente utilizzato nell’allevamento dei cavalli come integratore alimentare: leccandolo, gli animali lo consumano fino a farlo completamente scomparire. L’opera rimanda a una visione illusoria e fugace della felicità e del denaro: il sale, infatti, è stato il primo oggetto di scambio e di commercio tra i popoli (da qui l’origine della parola salario). Happy Days, sarcasticamente, può riferirsi a questi giorni di paura e confinamento in Italia.
La performer Rosy Rox, invece, ricorre al linguaggio del corpo e al suo conturbante valore simbolico, proponendo uno dei suoi esercizi in quarantena. AGILE diventa la protesta di un’artista che normalmente si nutre del rapporto con il pubblico e che trova, nella solitudine della sua casa, un ironico sfogo nel gioco semantico della cassa e della parola per testimoniare la condizione della donna e dell’artista: FRAGILE.
Infine, Stay Woke di Marinella Senatore, trattodalla serie di collage Can one led a good life in a bad life, realizzati con materiali raccolti durante le corali opere partecipative di The School of Narrative Dance, che riuniscono immagini di movimento e parole condivise durate i workshop. Stay Woke incita alla resistenza, a restare vigili: la silhouette di una danzatrice “combattente”, con le radici ben salde nella natura, si staglia su un fondo bianco puntellato di elementi visivi allegorici, dall’alveare al fiore che le copre il viso.
Per scaricare il comunicato stampa della curatrice Adriana Rispoli, si prega di cliccare qui.
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Francesca Grilli (nata 1978 a Bologna nel, vive a Bruxelles) è un’artista italiana la cui ricerca si sviluppa tra le arti visive e l’arte dello spettacolo, ricorrendo a un linguaggio multidisciplinare con un’attenzione speciale al suono in tutte le sue forme e registri. Grilli ha sviluppato diversi progetti intorno al concetto di corpo resistente. Nei precedenti progetti performativi, il corpo era impegnato come riflesso della resistenza alla vita, al tempo, al declino, mentre nelle ultime opera il corpo resistente cede o lotta contro il concetto di essere consumato. I suoi lavori ruotano intorno all’idea di scomparsa e uniscono elementi privati e personali traslati in un territorio ambiguo e inquietante. Le sue opere sono state esposte in numerosi contesti internazionali, quali la Biennale di Kaunas (2019), il Palais De Tokyo (2017), il Van Abbemuseum di Eindhoven (2015-2017), il Museo MAXXI di Roma (2016), Viceversa – Padiglione italiano alla 55a Biennale di Venezia (2013), MADRE Museo d’Arte contemporanea Donnaregina a Napoli (2012), Serpentine Gallery, Londra (2010) e Manifesta7 a Bolzano (2008). Ha anche partecipato a numerosi festival di performance, tra cui: Biennale SAAL (2019), Cerchio Baltico (2019), Santarcangelo Festival (2017-2019), Kunsthalle Osnabrueck, Germania (2017), Fondazione Serralves, PT (2017), Festival Homo Novus in Riga (2016), Drodesera Festival (2006/2017), Romaeuropa Festival (2011), Rencontres chorégraphiques a Parigi (2010).
Loredana Longo (nata a Catania nel 1967; vive a Milano) crea installazioni con diverse tecniche: video, fotografia, scultura e scenografia. Per molti anni ha lavorato su un concetto da lei stessa definito “Estetica della distruzione”. Negli ultimi anni il suo lavoro è orientato su temi sociali e politici. Il suo mezzo preferito è il fuoco, con cui scrive e scava ogni superficie. Tra le mostre si ricordano: 2020/ Quello che rimane, Palazzo Branciforte, Palermo/ 2019 Second Life, Sahraiflagshipstore, London/ Creative Executions, Officine Saffi, Milano/ La vita materiale, Palazzo da Mosto, Reggio Emilia/ Ardente, Fondazione Sicilia, Palermo/ 2018 SheDevil remix, Museo Pecci, Prato/ Piedediporco Francesco Pantaleone, Milano/ Samesamebutdifferent, Kunst Merano Arte, Merano 2017/ Victory, La Mattanza, Consolato Generale d’Italia a New York/ Due South, Delaware Contemporary Museum, Wilmington, USA/ Victory, Francesco Pantaleone arte Contemporanea, Palermo, 2016/ The Medina Cathedral Contemporary Art Biennale, Malta 2015/ Nel mezzo del mezzo, Palazzo Riso, Palermo, 2015/ My own war, GAM, Palermo 2014/ Un étésicilien, Chateau de Nyon, Svizzera 2013/ Violence- XV Biennale Donna- PAC- Ferrara/ WUunsch und Ordnung, AusstelungsraumKlingental, Basel, Svizzera 2010/ Inmotion 2009, BiennalInternacional de Performance i ArtsVisualsAplicades, CCCB, Spagna 2009/ AIM, International Biennale, Marrakech, Marocco, 2009/ Tina B., The Prague Contemporary Art Festival, Praga, Repubblica Ceca 2008/ Abracadabra, Italian Cultural Institute, Madrid, Spagna 2008/ Gemine Muse International, Benaki Museum, Athen.
Marzia Migliora (Alessandria, 1972; vive a Torino). Il lavoro di Marzia Migliora si articola attraverso un’ampia gamma di linguaggi che includono la fotografia, il video, il suono, la performance, l’installazione e il disegno. Le sue opere traggono origine da una profonda attenzione per l’individuo e per il suo quotidiano; le tematiche ricorrenti nella sua ricerca sono la memoria come strumento di articolazione del presente o l’analisi dell’occupazione lavorativa come affermazione di partecipazione alla sfera sociale. Ne deriva un lavoro composito capace di alimentare un’esperieenza condivisa, di forte partecipazione emozionale e intellettuale per il pubblico. Tra le varie istituzioni che hanno esposto il lavoro di Marzia Migliora, si annoverano: Museo d’Arte Contemporanea del castello di Rivoli, Rivoli, Torino; Fondazione Prada, Milano; Fondazione Merz, Torino; MA*GA, Museo arte Gallarate, Gallarate; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; Padiglione Italia, 56a .Esposizione Internazionale d’Arte, Venezia; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; FACT, Foundation for Art and Creative Technology, Liverpool; Ca’ Rezzonico, Venezia; Museo Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; Carré d’Art, Nîmes; SerlachiusMuseum, Mänttä; Le MAGASIN Centre National d’Art Contemporain, Grenoble. Attualmente lavora con la galleria Lia Rumma, Milano/Napoli.
Rosy Rox (nata a Napoli nel 1976; vive e lavora a Napoli)utilizza la scultura, l’installazione e la performance come linguaggi predefiniti. Concentrandosi sui temi legati all’identità femminile, la provocatoria Rosy Rox costruisce un universo frammentato, sospeso tra ironia e seduzione, lussuria e innocenza, aggressività e tentazione. La sua poetica tra l’immaginario e il simbolico attraversa metaforicamente convenzioni sociali, culturali e psicologiche, mirando a comporre la complessità dell’esistenza e le sue irriducibili dicotomie. Dal 2011 porta avanti il progetto collettivo “Il Dono”, esposto al Museo MADRE nel 2019, che indaga il rapporto tra vita e arte attraverso la partecipazione di diverse comunità sociali. Nel 2012 ha vinto il premio “Un’opera d’arte per il Castello” con il progetto Tempo Interiore, in cui l’antico orologio del Castello è riattivato per restituire un tempo non convenzionale, interpretando passato, presente e futuro. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private, quali VAF-Germania; PaBAAC, MIBACT-Italia; Museo Biedermann, Germania, Collezione Alain Servais, Belgio, Sana Quisisarni New York, Ernesto Esposito, Napoli. Tra le sue ultime mostre/performance: Frammento archetipo, Tenuta dello Scompiglio, Lucca (2016); Monumento di passaggio, Quartiere Intelligente, Napoli (2015); Con-Tatto, Byblos Art Hotel | Villa Amistà, Verona (2015); La Robe, Museo MADRE, Napoli (2012); Mi infrangerò nella tua sentenza, Stadt Galerie, Kiel, (2012); Please return to you, CIAC Centro Internazionale per l’Arte contemporanea, Roma (2011).
Marinella Senatore (nata a Cava De’ Tirreni nel 1977; vive a Roma) è un’artista multidisciplinare, la cui pratica è caratterizzata da una forte dimensione partecipativa e un dialogo costante tra storia, cultura popolare e strutture sociali. Dopo l’Accademia di Belle Arti di Napoli (1994-1997), il Conservatorio di musica (1997) e la Scuola Nazionale di Cinema di Roma (1999-2001), si dedica all’arte visiva, dove utilizza diversi media: performance, video, fotografia, installazione, scultura, pittura, disegno, collage. La sua pratica oscilla quindi tra il singolo e il multiplo, tra l’individuo e il collettivo, tra la micro e la macro dimensione, per innescare un corto circuito tra queste polarità, in cui ognuno può facilmente identificarsi e identificare la propria esperienza. Il suo campo di indagine sono le emozioni e per questo il suo lavoro parla a un pubblico universale. Le sue opere sono state esposte in molti luoghi internazionali come Manifesta 12; Centre Pompidou; Museo MAXXI; Queens Museum; Kunsthaus Zurich; Castello di Rivoli; Kunsthalle Sankt Gallen; Palais de Tokyo; Schirn Kunsthalle; Museum of Contemporary Art di Chicago; High Line, NY; Museo Madre; Faena Art Forum; Bozar; Kunstverein Ar/Ge Kunst; Museo Petach Tikva; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Serpentine Gallery; CCA Tel Aviv; Musée d’art contemporain de Montréal; ICA, Richmond; BAK Utrecht; Centro di Arte Dos de Mayo Palazzo Grassi; Museo Boijmans Van Beuningen; Moderna Museet; UABB Bi Shenzhen; Biennale di Lione; Biennale di Salonicco; Biennale di Liverpool; Biennale di Shiryaevo; Biennale di Atene; Biennale dell’Avana; Biennale di Göteborg; Contour – Biennale dell’immagine in movimento, Malines; Bienal de Cuenca; 54. Biennale di Venezia «ILLUMinations». Senatore ha vinto numerosi premi e residenze, tra cui Italian Council, Premio MAXXI; Castello di Rivoli, Fellowship; The American Academy in Rome, Fellowship; Il Premio New York; Dena Foundation Fellowship.