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#JazzHome. Il jazz non va in quarantena. Il diario di una musicista jazz nei giorni di isolamento in Italia – Cecilia Sanchietti

#JazzHome

Il jazz non va in quarantena

Il diario di una musicista jazz nei giorni di isolamento in Italia

di Cecilia Sanchietti

17 – 30 aprile 2020

 

Il jazz con i suoi artisti si trasforma, si rinnova, trova soluzioni e opportunità.

I locali chiudono, non ci sono concerti, i Festival interrompono le programmazioni e cancellano i palinsesti, le scuole e i conservatori sospendono le lezioni, il ritorno umano ed economico di questa pandemia è enorme. Le difficoltà sono tante, così come spesso i momenti di sconforto. Nessuno può incontrarsi per suonare, che sia per diletto o professione. Forse solo in questo momento, molti si accorgono di quanto la musica sia fonte vitale.

Ma il jazz ha una pressione interiore troppo forte per non trovare modi per renderlo concreto in qualunque modo sia. Con i suoi musicisti riflette su come continuare a vivere e sopravvivere, su come impiegare al meglio il lungo scorrere delle giornate, su come praticare la propria musica, che è di per sé vita e per questo strumento utile a chi la fa e chi l’ascolta.

Il jazz riflette e si muove, per se stesso e verso gli altri, perché non potrebbe essere altrimenti, cercando di superare anche solo virtualmente le distanze tra le persone, inventando nuove connessioni per trasmettere emozioni, informazioni, cultura, musica, educazione. E così, più di ogni altro genere, forse per la sua natura fortemente umana, interpersonale e creativa, decide di mettersi in gioco e un PC o uno smartphone diventano un mezzo essenziale per tenere uniti tutti.

I musicisti si organizzano e inventano nuova musica, nuovi incontri, nuovi spazi, cercano nuove piattaforme di promozione, creano rubriche, radio in streaming, home concert e piccoli Festival itineranti on line, fanno lezioni a distanza, attivano spazi di discussione, occasioni di solidarietà, piattaforme educative. O “semplicemente” ognuno usa il proprio spazio e il proprio tempo per creare nuova musica, veicolando le proprie emozioni di questo delicato momento.

D’altronde “Invano chiuderai le orecchie al jazz. Il jazz è vita. È arte. È melanconia di passioni. È noi oggi” (André Coeuroy e André Schaeffner)

 

Giorno 1. Il Jazz è riflessione e ascolto

Il Jazz è riflessione e ascolto di sé stessi, del proprio animo, di quello che avviene intorno, del dolore. I locali chiudono, i concerti saltano, la gente muore, il disorientamento è forte, così come la confusione, lo sconcerto e la paura. I musicisti si isolano, nei loro studi, nei loro luoghi, si stringono fortemente al loro strumento, alla musica, alla loro musica, l’unico modo per poter esprimere le proprie emozioni e lasciar lentamente sedimentare il rumore esterno. Ma, in fondo, è in giorni come questi che penso sempre che, siamo fortunati, noi musicisti. Noi che nei momenti più bui abbiamo sempre qualcosa a cui attaccarci, un piano, uno spartito, una batteria e questa “cosa” che è la musica, che ci salva sempre la vita e realizza ogni volta il miracolo più grande. Quello di trasformare il dolore in creatività.

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Giorno 2. Il Jazz è reazione 

e ricerca di opportunità, anche lavorative, è dovere di continuità, per impedire che il disastro economico si sommi in modo irreparabile a quello umano. Le scuole di musica e i Conservatori chiudono, si inizia a lavorare on line. Bisogna andare avanti (primo stacco). 18 sec

Partono le lezioni individuali e collettive (ognuno per come può e con quanto ha a casa). C’è chi si attrezza con un pad, chi usa la sordina, chi non può addirittura suonare, ma gli allievi vogliono esserci. Anche per loro la musica è importante. E gli insegnanti rispondono, rimodulano, si adattano sebbene non sia facile. Ciascun docente cerca di tenere un contatto personale con i propri studenti. È importante, per mantenere la quotidianità e, per quanto possibile, le relazioni umane, fondamento primario del fare musica.

Brano proposto: La terza via – Cecilia Sanchietti

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Giorno 3. Il Jazz è creazione

Nuova creazione. Molti musicisti trasformano in note le proprie emozioni. Lo sconcerto, la precarietà, l’insicurezza, vengono racchiuse in uno spartito. In tanti chiudono la loro musica sospesa o ne creano di nuova. Brani inediti nascono e addirittura vengono registrati a distanza. C’è un forte desiderio di condividere quanto stia avvenendo nel proprio processo interiore. Sembra essere, e forse lo è, un dovere per noi. Riportare da testimoni, attraverso la nostra arte, tutto questo immenso dolore.

Brano proposto: Circus – Cecilia Sanchietti

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Giorno 4. Il Jazz è ironia e voglia di suonare insieme

I musicisti si organizzano per fare le prove attraverso piattaforme webinar, skype, zoom, meeting… Ce n’è per tutti i gusti. Partono anche le scommesse su quale sia la migliore. C’è chi improvvisa strumenti artigianali, chi usa solo la voce, chi addirittura registra come se fosse in uno studio vero. Ma si sa, la musica e l’immaginazione non hanno confini. E c’è anche chi cerca, per quanto sia possibile, di ironizzare su questo periodo. Nascono filastrocche, stornelli sul corona virus, riarrangiamenti di brani swing che fanno crescere tantissimo le visualizzazioni sui social. E così, grazie ai musicisti, grazie a noi, si strappa qualche sorriso in più, in questo momento delicato, in attesa della famosa luce in fondo al tunnel.

Brano proposto: Run baby Run – Cecilia Sanchietti

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Giorno 5. Il Jazz è nuova quotidianità

Gli spazi cambiano e tutti noi siamo costretti a riorganizzarci. Gli ambienti esterni diventano gli spazi interni. La nostra nuova vita si adatta a pochi metri quadri e 12 ore di tempo, che non bastano mai. L’orologio dice che bisogna sbrigarsi. Un caffè con uno sguardo sul mondo esterno. Il Conservatorio e le lezioni da seguire solo on line. La musica che deve continuare ad essere scritta nonostante non possa essere provata. Lo studio quotidiano con il proprio, a volte, incompleto strumento. Gli allievi che richiedono attenzione maggiore senza una presenza personale. Uno spazio giornaliero per la propria promozione che non può fermarsi e deve reinventarsi. Il solito doloroso bollettino delle 18. Qualche esercizio per tenersi in forma. Un break con un’amica per restare legati al mondo. Ed è già sera. E anche oggi 12 ore sono sembrate davvero poche.

Brano proposto: Shouting to a brick wall – Cecilia Sanchietti

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Giorno 6. Il Jazz è silenzio e paura

È, ogni tanto, fermarsi, rispettare, ascoltare, riflettere, pregare.

Brano proposto: Sweet & Bitter – Cecilia Sanchietti

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Giorno 7. Il Jazz è coraggio

di rialzarsi, di scuotersi da una situazione irreale e trovare nuove soluzioni, possibilità, spazi. La creatività è una grossa risorsa. Sveglia il pensiero, si ingegna, inventa, modi per fare musica, per parlare di jazz, educare i più piccoli, fare politica, continuare a vivere. E quindi si riparte. Perché il jazz è proprio come un virus. Un virus di libertà, che si diffonde contaminando tutto ciò che trova sulla sua strada e la vita stessa. (Steve Lacy)

Brano proposto: La terza via – Cecilia Sanchietti

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Giorno 8. Il jazz è politica

Il jazz reagisce e deve fare politica, deve entrare in campo a tutela dei molti lavoratori del nostro settore purtroppo poco tutelati, ora come in passato. C’è bisogno di azioni comuni per farsi ascoltare, avere indennizzi per i concerti saltati, garanzie per il futuro. Insieme a tutto il mondo del jazz ci mobilitiamo con la petizione #VELESUONIAMO, attraverso cui chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto intergovernativo. Un invito e un avvertimento! Perché il jazz è intrattenimento, ma soprattutto lavoro. LAVORO per tutti noi.

Brano proposto: Shouting to a brick wall – Cecilia Sanchietti

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Giorno 9. Il Jazz è Radio

La musica continua a girare. Il desiderio di supportarci tra colleghi e insieme tanta voglia di essere utili, crescono. Ci improvvisiamo così speaker radiofonici, conduciamo rassegne in diretta streaming, da casa o in piccoli studi. Passiamo gli ultimi singoli, facciamo interviste, diamo spazio ad artisti delle zone più colpite dall’epidemia, supportiamo progetti di beneficienza. In tanti ci scrivono per proporci la loro nuova musica e capiamo così, ancora di più, che il jazz non si è mai fermato, ma, nonostante questo fragile momento, vive e vivrà un ritrovato risorgimento artistico.

Brano proposto: Zizo & the Desert – Federiza Zammarchi

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Giorno 10. Il Jazz è ispirarsi e ricordare

Il passato, chi il jazz lo ha lanciato, cambiato, rinnovato. È fermarsi ed ascoltare cosa i nostri maestri ci hanno insegnato. Tanti di noi questi giorni si immergono nei loro ascolti e sentono la necessità di condividere la musica dei propri artisti di riferimento, i miti del passato e i contemporanei, alcuni dei quali purtroppo uccisi da questo virus. E nel ricordarli, in ognuno, vive la certezza che il valore umano delle loro opere, continuerà ad accompagnarci e ad ispirare le prossime generazioni. Facendo sentire tutti noi un po’ meno soli.

Brano proposto: Hang Gliding – Maria Schneider

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Giorno 11. Il Jazz è … LIVE (a domicilio)!

È vero, i Festival sono cancellati. Ma la cultura non si ferma e la passione è più grande della ferita. Il jazz si sposta a domicilio. House concert, performance solistiche, qualche duetto, direttamente dalle case degli artisti. Vere e proprie maratone con autorevoli cartelloni. Tanta musica di qualità dal vivo, per tutti noi, da ascoltare, con calma e gratuitamente. #iorestoacasa

Brano proposto: Witch tai to – J.Pepper

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Giorno 12. Il jazz è cultura

“Il problema principale del jazz è che non se ne ha mai abbastanza” (D.Herold), resta sempre quella voglia di parlarne, diffonderne il valore, le sfumature, i benefici. Così anche in questa quarantena tanti musicisti inventano nuove rubriche on line, rassegne, dibattiti. Critici ed esperti o semplicemente colleghi ci regalano approfondimenti, curiosità, ascolti. E ogni volta finisce sempre con quella sensazione di voler ricominciare daccapo…

Brano proposto: Circus – Cecilia Sanchietti

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Giorno 13. Il Jazz è solidarietà

John Coltrane diceva “Il jazz è l’espressione musicale degli ideali più alti. C’è bisogno di fratellanza e con essa non ci sarebbe più povertà. Io voglio essere la forza con la quale fare veramente del bene”. Durante questa quarantena tutto il mondo del jazz si mobilita a sostegno di chi è in difficoltà, molti di noi “donano” la propria musica a favore di raccolte fondi per le zone più colpite. Insieme, senza protagonismi, in un movimento creativo, sincero e benefico. L’essenza più vera del fare jazz.

Brano proposto: Not (IN) my name – Cecilia Sanchietti

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Giorno 14. Il jazz è educazione (Giornata Internazionale del Jazz)

30 Aprile, International Jazz Day. In questo giorno in cui si rincorrono maratone di concerti on line per celebrare questa musica sorprendente, il mio pensiero e anche quello di molti musicisti è rivolto ai più piccoli. A loro, che sono il futuro e la trasformazione del jazz stesso. A loro, verso cui è fondamentale dirigere le nostre cure e una speciale didattica, per far sì che possano godere sin dalla prima infanzia dei benefici di questa arte. A loro, semi di speranza per chissà quali nuove evoluzioni e preziosi patrimoni. Perché il Jazz è, anche, un gioco da bambini…

Brano proposto: Innocence – K.Jarrett

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Cecilia Sanchietti è batterista, compositrice, didatta, direttrice di JazzMine Network (gender balance in jazz). Artista nel roster degli Istituti Italiani di Cultura all’estero (CIDIM), con concerti già realizzati in Turchia e Città del Vaticano.

Vincitrice della TOP Jazz 2019, Nuovo Talento Italiano. Premio SIAE 2019. Vincitrice per Sabian brand del contest internazionale NYC “HLGC 2017”, diretto a batteriste da tutto il mondo. Nel 2009 riceve l’“Outstanding Musicianship Award” per musicisti di talento dal Berklee College di Boston. Compositrice e leader di due Album, entrambi presentati in tour internazionali (Italia, Croazia, Polonia, UK, Turchia, Svezia WinJazz Stockholm Jazz Festival, Germania, Belgio): “La terza via – The third side of the coin” “BluJazz” di Chicago 2018; “Circle Time” nel 2015 con la Alfa Music, il primo recensito da Downbeat nel 2018, Musica Jazz, Midwest Record e molti altri in Italia e all’estero.

Ha collaborato e collabora (tra gli altri) con: Marco Siniscalco, Pierpaolo Principato, Nicolas Kummert (BG), David Boato, Marco Guidolotti, Francesca Tandoi, Enrico Zanisi, Danilo Riccardi, Pierpaolo Ranieri, Alessandro Gwis, Susanna Stivali, Enrico Intra, Jacopo Sipari da Pescasseroli e l’Orchestra Pacem in Terris, Bill Hart (USA), Alex Woods (UK), Lela Kaplovitz (HR), Igor Gehenot (BG), David e Anders Back (SW). Ha collaborato all’interno dell’Orchestra del 41esimo parallelo con: Javier Girotto, Rita Marcotulli, Giovanna Marini, Nada, Andrea Satta, Lucilla Galeazzi, Cristina Comencini, Lunetta Savino, Gabriella Aiello, Raffaella Misiti. Altre importanti collaborazioni in ambito teatrale e cantautorato: Carmen Consoli 2011, Luca Madonia, Movin Melvin Brown, Marco Rea, Mariangela Aruanno.

Nel 2019, Cecilia ha partecipato alla prima edizione di Stockholm’s Women International Jazz Festival, un festival annuale a cui partecipano alcuni dei più importanti protagonisti del jazz moderno. Tale partecipazione le ha permesso di sviluppare un importante progetto in collaborazione con musicisti svedesi. In programmazione è infatti il prossimo Album 2021/22 come progetto Italia-Svezia con: Anna Lundqvist, Adam Forkelid, Linus Lindblom, Josef Kallerdahl.

  • Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura Stoccolma