Quadriglia Obliqua è un progetto di ricerca nel campo della coreografia.
Quadriglia Obliqua è una formazione a due coppie che inclina le sue traiettorie coreografiche attraverso gli ambienti culturali di Stoccolma e Torino.
Due artisti italiani residenti a Stoccolma, Cristina Caprioli e Mirko Guido, e due residenti a Torino, Alessandro Piccot ed Erika Di Crescenzo, s’incontrano per intrecciare esperienze e lavoro. I quattro sono artisti ricercatori intra-disciplinari, dedicati all’urgenza del discorso contemporaneo. Al loro lavoro si affianca la “Breve Suite” di Alberto Franceschini e Jonas Karl Pettersson.
Per il Bene di Carmelo / Giselle
Erika Di Crescenzo / Alessandro Piccot (luci e suono)
Durata: 40 minuti
requiem burlesque e melologo coreografico
Trapasso 12 [elementi di prova per passare da un inchino formale vagamente sincero ad una vivace e significativa sottomissione] – la reverenza.
Per chi si inciampa in cadaverici romanticismi e si sostiene in dispersivi incanti.
«Per tutti gli orfani di Carmelo Bene, che, come la maggior parte dei figli abbandonati, guardano alla figura del controverso maestro con un misto di rancore, nostalgia, idolatria e crisi di astinenza. Anche per chi ama la “Giselle”, con le punte o senza, e per chi si esalta con i finali di partita, i requiem, gli amour fou.. E infine per chi ama il teatro, ma anche per chi lo odia. Vale tutto… Per il Bene di Carmelo.
Breve Suite
Schizzi coreografici ispirati all’attività dello scrivere.
Eseguita da Alberto Franceschini e Jonas Karl Pettersson.
Ancora un Amleto
Concetto e realizzazione: Mirko Guido
Video editing: Matteo Quarta
Partecipanti: Alice MacKenzie and Benedict Olk, Brigitte Wilfing and
Lisa Östberg, Dan Johansson and Anna Grip
Quest’ installazione interattiva è una tappa lungo un processo di ricerca che porta Mirko Guido a ricostruire una delle più influenti opere teatrali della storia occidentale, l’ Amleto; senza averne alcuna conoscenza.
L’ intenzione della ricerca non é di riscrivere l’ ”originale” Amleto, ma di ricostruirlo tramite ciò che si ricorda di esso, o ció che si pensa di ricordare.
Il lavoro procede attraverso una serie di interviste/conversazioni che generano una performance in strati di finzioni che, in interazione con i partecipanti e tramite l’uso di tecnologie digitali interrompono la continuitá sia narrativa che temporale. Per poi proporre un Amleto che ricostruisce sé stesso attraverso la (s)conoscenza collettiva.
Per maggiori informazioni, cliccare sulle immagini.
Prenotazione non più disponibile