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Vite d’archivio

Ciascuno di noi contribuisce alla costruzione di quel grande archivio del mondo che è la memoria. Una memoria che, per garantire la sua esistenza, ha avuto per lungo tempo bisogno di carte e documenti che testimoniassero le relazioni tra individui e che fossero prova di scelte e attestazioni di identità. Anche all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, nelle stanze che ci ospitano quotidianamente, abbiamo ritrovato molti di questi ‘sedimenti fisici’, un materiale prezioso accumulatosi nel tempo e che chiedeva di essere riordinato e messo a disposizione di chi volesse esplorarlo per ricostruire una o più storie.

Vite d’archivio è un progetto che ha quindi provveduto al riordino ragionato dei documenti storici della sede al fine di rendere questo giacimento di memoria disponibile ai ricercatori. Tale progetto nasce dalla consapevolezza dell’importanza del passato e della necessità di consegnare tutto questo al futuro e trasmetterne il valore.

Gli archivi dell’Istituto custodiscono una grande varietà di materiale, che racconta diacronicamente la storia dell’edificio, ma anche una serie di storie sincroniche, che hanno avuto luogo al suo interno: documenti, lettere, fotografie, disegni e progetti di architettura e design, riguardanti soprattutto il periodo tra la fine degli anni Cinquanta e la seconda metà degli anni Ottanta del Novecento. Se il materiale relativo al primo periodo di attività dell’Istituto, dal 1941 – anno della sua fondazione in Linnegatan 16 – al 1958 – anno del trasferimento nell’attuale sede nel quartiere diplomatico – risulta alquanto lacunoso, diversa è invece la situazione per gli anni a seguire. Dal 1958 in avanti, Istituto conserva infatti una serie di documenti dettagliati, tra cui quelli riguardanti la costruzione del nuovo edificio, che comprendono alcuni disegni – per la maggior parte copie – realizzati da Gio Ponti, sia per la progettazione dell’edificio sia per l’arredamento interno, e disegni di Ferruccio Rossetti, molti dei quali sono invece originali. Vi sono inoltre una serie di lettere tra l’allora direttore dell’Istituto Alessandro de Masi, Gio Ponti e Ferruccio Rossetti, ma anche scambi epistolari tra i due architetti, in cui si fa riferimento all’arredamento e ai lavori di ampliamento dell’Istituto. Anche il fondo fotografico risulta consistente: non mancano infatti foto dell’epoca, che ritraggono sia il cantiere, sia l’Istituto una volta terminato.

L’archivio raccoglie inoltre la documentazione relativa alle attività culturali promosse dall’Istituto negli anni, in cui sono presenti inviti, rassegne stampa, fotografie, volantini, brochure, dépliant relativi ai vari eventi organizzati dall’Istituto.

Numerosi sono i documenti che vedono protagoniste alcune delle figure più importanti della cultura italiana della seconda metà del Novecento. Di alcuni di loro, sono conservati i testi delle relazioni che hanno tenuto o che avrebbero dovuto tenere, come l’intervento sull’archeologia di Massimo Pallottino, in occasione dell’inaugurazione dell’Istituto, e quello di Vasco Pratolini. Di grande rilievo è poi il testo scritto da Anna Maria Ortese in occasione della presentazione in Istituto della traduzione svedese de “Il mare non bagna Napoli”, su cui sono riportate persino una serie di correzioni autografe. L’evento venne tuttavia annullato per una decisione della stessa scrittrice, che rinunciò al viaggio a Stoccolma, e di cui abbiamo memoria in un’altra sua lettera indirizzata alla direttrice Lucia Pallavicini.

Oltre al caso di Anna Maria Ortese, nel tempo fu molto intensa la corrispondenza epistolare tra i direttori e alcune figure della letteratura e del cinema italiani, come Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, Alberto Moravia e Italo Calvino. Molto fitto fu lo scambio di lettere indirizzate da quest’ultimo al direttore Sergio Ponzanelli, in cui venne discussa la programmazione del viaggio dello scrittore in Svezia nel 1961, in occasione di una conferenza sul romanzo italiano contemporaneo, tenuta dallo stesso Calvino in quell’anno.

Oltre a scrittori, l’Istituto ha ospitato anche numerosi artisti, tra cui Renato Guttuso. Nel 1961, infatti, le diverse sedi scandinave organizzarono una mostra personale dell’artista, che in quell’occasione donò una litografia autografa all’Istituto di Stoccolma, mentre tre suoi disegni furono acquisiti dal Museo Nazionale di Stoccolma, come riportato in una lettera inviata successivamente all’Istituto. Ad oggi, tuttavia, non sappiamo se tali disegni siano ancora conservati presso i depositi del museo o se siano invece stati venduti.

L’archivio racconta inoltre i contatti e gli scambi tra l’Istituto e l’ambiente culturale svedese. In una lettera inviata nel 1962, Ingmar Bergman ringrazia il direttore Sergio Ponzanelli per la proiezione de “La terra trema”. Intensi – e documentati – furono i rapporti tra l’Istituto e il poeta svedese Anders Österling, membro dell’Accademia di Svezia dal 1919 al 1981 e per molti anni membro del comitato per l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura. Proprio durante gli anni del suo mandato, nel 1959 Salvatore Quasimodo ricevette il Premio Nobel per la Letteratura. Amante nonché profondo conoscitore della cultura italiana, Anders Österling partecipò a diversi eventi in Istituto e fu spesso invitato in Italia, in particolare in Sicilia. In una foto scattata nel 1969 e conservata negli archivi, lo vediamo ritratto insieme a Giacomo Oreglia, al direttore Ponzanelli, a Salvatore Quasimodo e all’Ambasciatore di Svezia in Italia, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Palermo a Österling e Quasimodo. Giacomo Oreglia insegnò italiano per diversi anni presso l’Istituto e diresse la casa editrice Italica, per la quale furono pubblicati i due premi Nobel per la Letteratura vinti da Salvatore Quasimodo ed Eugenio Montale durante il suo periodo di attività, tradotti in svedese proprio da Anders Österling.

Negli ultimi mesi, grazie al lavoro professionale dell’archivista Caterina Zeffiro, si è proceduto ad un’attività di riordino e catalogazione di tutti questi materiali, che, attraverso la pubblicazione dell’inventario sul sito dell’Istituto e prossimamente sui siti di settore, saranno resi disponibili alla fruizione e consultazione da parte di studiosi e ricercatori. Gli spunti di ricerca sono vari e tutti differenti, utili per vari ambiti di studio, da quello architettonico a quello letterario e artistico.

Il riordino dell’archivio precede la pubblicazione di “Enchanting Architecture“, volume edito da Five Continents Editions e interamente dedicato alla storia dell’Istituto, in cui sono presentati l’architettura e il design dell’edificio insieme ai personaggi che in vario modo sono stati legati alla storia dell’Istituto, come ad esempio Carlo Maurilio Lerici, industriale e mecenate italiano che sostenne gran parte dei costi di costruzione dell’Istituto. Dalla lettura di questo volume potranno scaturire ulteriori spunti di ricerca, per approfondire la storia delle relazioni culturali tra Italia e Svezia.

Gli archivi dell’Istituto verranno presentati attraverso video e podcast in una serie di appuntamenti bisettimanali sui canali social dell’Istituto (Facebook e Instagram). 

 

PROGRAMMA

martedì 11 maggio 2021 – Introduzione

martedì 25 maggio 2021 – Ingmar Bergman e Anders Österling

martedì 8 giugno 2021 – Anna Maria Ortese e Italo Calvino

martedì 22 giugno 2021 – Renato Guttuso

martedì 6 luglio 2021 – Documenti ufficiali e non ufficiali

 

Caterina Zeffiro è un’archivista laureata in Scienze Storiche con specializzazione in scienze archivistiche, documentazione e paleografia presso l’Università degli Studi di Milano. È inoltre diplomata alla Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Milano. Tra le sue collaborazioni più recenti vi sono quelle con il CASVA – Centro di Alti Studi sulle Arti Visive di Milano, l’Archivio Giovanni Sacchi Sesto San Giovanni, l’Archivio di Deposito del Comune di Ferrara.

  • Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura Stoccolma